Fosse vivo uno di quei vecchi mercanti d'arte - Ghiringhelli, Cardazzo, Gian Ferrari -, capaci di riconoscere al primo sguardo il valore di un artista degno di essere definito tale, sul destino di una giovane pittrice emergente, Elisa Zadi, potremmo fin da ora riporre qualunque nostra ragionevole speranza. Dotata di un talento espressivo oggi divenuto raro, rappresenta l'eccellenza della più recente generazione di autori toscani incamminati verso le grandi ribalte. Elisa Zadi, scoperta e valorizzata da quel "magister optimus" dell'Accademia di Belle Arti di Firenze che é Adriano Bimbi, ha una spiccata vocazione per la figura umana. L'affronta, approfondendo non la fisionomia e neppure l'estetica, ma quella parte interiore dell'anima che si riverbera in superficie - in uno sguardo, una smorfia oppure una semplice posa - immersa in un caliginoso silenzio. Un simile piglio introspettivo evoca, nella memoria, l'aspro cavo di Lorenzo Viani, Varlin e, nondimeno, quello del valoroso Enzo Faraoni, padri putativi di un'artista, Elisa Zadi appunto, che avrebbe senz'altro riscosso la stima di Testori e Pasolini.
Giovanni Faccenda, Apertis Verbis-La Nazione di Firenze, 26 gennaio 2013.