RONDO’
03 Marzo – 03 Aprile 2024
La Corte Arte Contemporanea
Domenica 03 Marzo – ore 17:30 Vernissage della Mostra RONDÒ / 37 ARTISTI
Una nuova mostra curata da “La Corte Arte Contemporanea” a cura di Rosanna Tempestini e Erica Briani Pereyra ~ Un girotondo, un abbraccio simbolico che racchiude due date importanti 8 marzo e 25novembre.
Introducono la Mostra Tomaso Montanari e Paola Zannoner .
Questa mostra-evento vuole dare un volto ulteriore al ciclo 8 marzo-25 novembre, quello del girotondo a significare partecipazione e comunità, quello dell’abbraccio non meramente simbolico quanto gesto solidale e gioioso. Lo spazio espositivo eletto a luogo deputato nella nostra Casa del Popolo ha proprio una struttura circolare per raccogliere opere di artisti e artisti su questa tematica. Ogni artista viene invitato ad esporre la propria testimonianza espressiva dalla riflessione sulle due date, opposte nella loro natura di ricorrenza ma decisamente complementari nella richiesta di attenzione e discussione.
Tutte le donne parlano due lingue:
la lingua degli uomini
e la lingua della sofferenza silenziosa.
Alcune donne parlano una terza lingua,
la lingua delle regine.
Sono meravigliosi
E sono mie amiche.
Mohja Kahf
La mente è un utero.
Una matrice, la mente matrice
dell’umanità intera.
Dorothy Wellesley
8 marzo e 25 novembre, dati non due semplici. Alle soglie della primavera l’occasione per festeggiare
l’essenza delle donne con lodi e fiori, invece verso fine anno il momento per ricordare con
rabbia e rammarico la violenza verso le donne, violenza partorita da mentalità ataviche implicita a
culture e religioni, a un patriarcato di fondo. Mimose e scarpe rosse, baci e pugnalate, cioccolatini
di occasione e lacrime di coccodrillo. Il nostro pensiero è che non devono rimanere due belle date
da appuntare sul calendario, un ciclo che come un cerchio ineluttabile si avvia e si chiude annualmente.
Non esiste luogo del mondo in cui si disattenda al motivo che queste ricorrenze vogliono
richiamare, né luoghi né occasioni. Ci sono le spose bambine dello Yemen, ci sono le ragazze afghane
che rifiutano il velo, ci sono le infibulazioni inflitte nei paesi africani. Anche all’interno del nostro
‘civilizzato’ Occidente la condizione delle donne viene quotidianamente esposta a difficoltà sia economiche
che sociali, senza tralasciare il diritto all’aborto in via di negazione dalle politiche correnti.
Essere escluse dagli studi o penalizzate nella carriera lavorativa, essere costrette da abitudini tribali
ad amputazioni o a conformarsi nell’abbigliamento, dover assumere ruoli standardizzati senza possibilità
di appello, subire penalità e punizioni per non avere osservato e rispettato quanto stabilito
dai vari codici collettivi vecchi di secoli. In più occasioni è sul corpo della donna che si dibatte, che
ci si incontra e ci si scontra, anche la sua voce ei suoni che vengono racchiude spesso abbassati al
minimo volume. Sarebbe semplicemente bello se queste voci rimpicciolite arrivare arrotondarsi
e salire a toni da soprano, nelle metropoli e nelle lande più isolate fino a divenire benevolmente
globale. La rappresentazione vulgata è quella della madre-moglie-sorella-compagna, figura bellissima
ma sovente velate di un ruolo per lo più assistenziale. È possibile invece ripensare a una donna in
quanto racconto, alle donne per il loro pensiero e le loro attività, a una e mille donne belle in ogni loro
forma fisica e dunque staccate da qualsivoglia immagine o abitudine condizionata per altri da sé.
Questo non è un pensiero nuovo o innovativo che dir si voglia (tanti i movimenti e le organizzazioni
attive sul territorio), tuttavia è necessario ricordarlo oggi più che sembra mai. Concetti come
identità e parità di genere corrono nel dibattito politico come nelle manifestazioni di piazza e nei
migliori interventi sui media o sui social. Poi accade che apriamo il giornale e aggiorniamo il conto
dei femminicidi, delle molestie sessuali, delle prevaricazioni. Il 25 novembre piangiamo collettivamente
la violenza, quando l’8 marzo avevamo amorosamente festeggiato il genere femminile. L’amore
cantato in primavera ha il volto della violenza ricordata in autunno. Nei territori di queste due date
importanti abita il mondo delle donne, quel mondo fatto di colori in quanto a creatività e progetti,
un potenziale esistente e vivo e palpitante. Neppure la Cultura passa indenne attraverso questo
percorso. Pensiamo alle scienziate rimaste nell’ombra di colleghi uomini, nonostante ricerche e scoperte
fondamentali. Pensiamo al destino di molti artisti e alla “porta piccola” da attraversare per
accedere al mondo letterario e delle belle arti. È un ciclo, una contraddizione in termini, sicuramente
due momenti da ricordare da non dimenticare. Anche stavolta la memoria è importante per non
perdere quanto anno dopo anno viene acquisito, sia in positivo che in negativo. Allora una necessaria
messa in opera può essere proprio nel passaggio dal ciclo che pone domande a girotondo gioioso e
riflessivo che offre presupposti e sviluppi.
Questa mostra-evento vuole dare un volto ulteriore al ciclo 8 marzo-25 novembre, quello del girotondo
a significare partecipazione e comunità, quello dell’abbraccio non meramente simbolico
quanto gesto solidale e gioioso. Lo spazio espositivo eletto a luogo deputato, nella storica casa del
popolo La Montanina, ha proprio una struttura circolare per raccogliere opere di artisti e artisti su
questa tematica. Ogni artista viene invitato ad esporre la propria testimonianza espressiva dalla riflessione
sulle due date, opposte nella loro natura di ricorrenza ma decisamente complementari nella
richiesta di attenzione e discussione. L’espressione artistica ha una parte importante nel veicolare
istanze e suggestioni, partecipando attivamente al cammino per le donne con le donne. Un cammino
che chiama a raccolta una pluralità di forze in vista di un lavoro significativo.
Saranno così le forme e le non forme, i colori e le immagini a dare voce alle mille e più voci delle
donne che in tutto il mondo chiedono di essere ascoltate, riconosciute, rispettate.
Elisabetta Beneforti