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Published by zadi at 7 April 2019
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Giorgio Bonomi, Il corpo solitario, Rubbettino Editore, 2017, p.292

Questo secondo volume de Il corpo solitario è il seguito di quello uscito, con lo stesso titolo nel 2011, sempre per le Edizioni Rubbettino, e segna la conclusione della ricerca più che decennale dell’autore per questa tematica. Se nel primo libro erano esaminati più di 700 artisti, ora il numero di questi, tutti, a parte una decina, non compresi nel precedente testo, si aggira sugli 800: così i due volumi risultano come la rassegna più completa ed esaustiva sull’autoritratto fotografico, con artisti di tutto il mondo degli anni che vanno dai Settanta ai nostri giorni. Trattandosi di un libro d’arte, non viene preso in considerazione l’odierno fenomeno del selfie che attiene alla sociologia e non all’estetica. Attraverso la ricerca della propria identità, con il travestimento, con la narrazione, con la sperimentazione, la denuncia, gli artisti pongono problemi profondi che sono psicologici ed estetici, sociali e politici. L’autore dà conto di tutti con una breve introduzione ad ogni capitolo, con un esame succinto dei singoli autori e con una selezione delle loro opere. Il corpo viene definito “solitario” proprio perché tale tecnica è eseguita in solitudine, da soli o al massimo con l’ausilio di un amico che preme il pulsante della macchina fotografica, così “il corpo solitario” si impone nella società massificata come testimonianza di malessere ma anche come possibilità di liberazione e di salvezza.

 

 

 

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