Zita, 2014, olio su tessuto di lino, installazione cm 220×300
Per Elisa Zadi, la pittura è l’esperienza imprescindibile per sentire il preciso stato d’animo con cui affrontare quella tela ogni giorno diversa che si chiama esistere. Espressione di un’acuta volontà d’analisi, che sa addentrarsi nei meandri più profondi della sua psiche, il gesto del dipingere la rende forte, essendo come una preghiera, un rituale da compiersi ogni giorno, in silenzio, per mettersi in pace con la propria interiorità. Dipingere è il modo più alto di interrogarsi sul mondo, significa porsi inevitabilmente davanti a se stessa, implacabilmente, mossa dal bisogno profondo di guardarsi fuori per capirsi dentro, per scoprire cosa vuole, cosa desidera, cosa pensa, quale segreto si nasconde a quella confessione che di lì a poco sarà la pittura. Marco Palamidessi
Ho immaginato Zita nella semplicità: l’ho voluta vestire con un saio di lino. L’abito diventa significante, perché cucito con le misure di un piccolo corpo; prende forma, è vero, si stacca dalla bidimensionalità, va incontro allo spettatore come un invito ad essere indossato, mettendolo di fronte ad una riflessione sulla propria interiorità. Utilizzando lo stesso tessuto di lino del vestito ho dipinto il volto e le gambe di Zita. Questi sono rappresentati entrambi per tre volte, colti in momenti diversi, in modo da rimandare a delle emozioni differenti. In un volto vediamo l’espressione in cui Zita è consapevole e ci guarda fissa ed ieratica; in un altro lo sguardo è velato, abbassato perché rivolto verso la propria interiorità, e nel terzo lei guarda di lato come a rimandare a quello che c’è accanto, fuori da sè, l’alterità. I fiori che ho scelto sono di campo, a voler simboleggiare la sua natura spontanea.
To Elisa Zadi, painting is the indispensable experience to hear the precise state of mind with which to face the canvas, every day different, called exist. Expression of an acute desire to delve deeper analysis, who knows the intricacies of his psyche, the gesture of painting makes it strong, being like a prayer, a ritual to be performed every day, in silence, to make peace with his own identity. Paint is way taller than wonder about the world, it means inevitably arise in front of herself, implacably, moved by the deep need to look out for understanding each other inside, to find out what he wants, what he wants, what he thinks, what secret is hiding in that confession that soon will be painting. Marco Palamidessi.
I imagined Zita in simplicity: I wanted to dress up in a linen frock. The dress becomes significant, because sewing with m. ure a small body; takes shape, it is true, detaches from the bidimensionality, meets the Viewer as an invitation to be worn, putting him in front of a reflection on their own identity. Using the same linen fabric of the dress, I painted the face and legs of Zita. These are both represented three times, taken at different times, so to point to different emotions. n a face we see the expression that Zita is aware and watching us, fixed and hieratic; Another is Misty, lowered, because trickle toward their own interiority, and in the third she looks at us from the side like to point to what’s next, out by itself, otherness. The flowers that I chose are the field, to symbolize his spontaneous nature.
Premio Speciale LIMEN 2014
Zita 1, 2014, olio su tessuto di lino, installazione cm 220×100