diceva la nonna. Forse per buon auspicio nei confronti di una nuova stagione ma sicuramente, compiendo tale gesto, fra noi e il fiore mangiato avviene una sorta di strana metamorfosi: incorporando il fiore diventiamo una cosa sola, un'altra cosa, la stessa cosa altra. Il corpo umano e il fiore si uniscono partecipando simbolicamente al miracolo della primavera. “Prima Viola” vuole rinnovare questa memoria popolare e creare una sorta di rituale interattivo-partecipativo in cui la gestualità diventa iniziatica e propiziatoria.
Come entrare a far è parte del miracolo della rinascita che la natura esercita in primavera? Come diventare parte di quella Natura, come compenetrare il proprio corpo con essa, fondersi in un atto simbolico e fisico al tempo stesso? L’atto del mangiare è quello che ci permette di incorporare le cose, di farle diventare nostre, parte di noi stessi, assimilandole idealmente e chimicamente. Da questo pensiero viene concepita la performance partecipata di Elisa Zadi “Prima Viola”.
“Per fare questo ho scelto delle viole, fiore edibile fra i primi a manifestare i suoi colori al risveglio vegetativo. Fiore legato ai ricordi della mia infanzia e ai rituali popolari della tradizione che si tramandano nelle campagne “Mangia la prima viola che vedi, esprimi un desiderio”. Desiderio di auspicio e di rinascita che sento fortissimo in primavera e che voglio offrire agli altri come dono partecipativo alla mia performance per coinvolgerli, spero in questo sentimento.”
La performance partecipata di Elisa Zadi comincia nel silenzio concentrato di un rituale che sottolinea quello che sta per accadere: un suono di timpano marca la partenza di una gestualità concentrata e consapevole che va lentamente a scavare la terra con le nude mani per riprendere il contatto con la Natura, idealmente le radici, e viene seminato il germe ideale che rende fecondo il ventre della performer. Successivamente infatti, si passa ad aprire l’abito appositamente concepito, all’altezza del ventre. Al suo interno sono germogliati dei fiori!
L’abito di tela grezza dipinta con “la frase rituale” e fiori di violette di diverse tonalità va adesso ad aprirsi nella pancia per svelare un tessuto color viola tenue dal quale fuoriescono dei fiori di viola che vengono adagiati su un vassoio dorato.
Ha inizio il rituale iniziatico di partecipativo. L’artista offre ai commensali-partecipanti i fiori “partoriti” esortandoli a mangiare e ad esprimere un desiderio. Così facendo vengono “marcati” dall’artista di viola sulla parte centrale della fronte. Questo marcamento ricorda i rituali orientali e indica che è in atto il processo di incorporamento del fiore, della primavera, del desiderio.
L’artista si pone come una dea-tramite per far rivivere il miracolo della rinascita, della primavera.
Il senso di appartenenza e di condivisione diventa sempre più forte man mano che la performance va avanti nel tempo e coinvolge sempre più partecipanti, che come in atto religioso, si lasciano trasformare da questo semplice e pregnante gesto che adesso ha il potere di trasformazione e di consapevolezza del mangiare come incorporamento di elementi. Mangiare non per sfamarsi ma per nutrirsi, in questo caso di cibo spirituale che avvia la rinascita dentro di noi, per armonizzarci e farci sentire un po' più parte della Natura che ci circonda e partecipi di questa primavera.