due persone diverse ma unite fra loro come sorelle. Per fare questo l’artista ha proposto un dittico, richiamando la figura umana indirettamente, tramite i suoi irrinunciabili oggetti quotidiani, lasciando affiorare la sua essenza attraverso la realizzazione di due abiti da bambina. I vestiti sono confezionati su tela grezza, cuciti a misura di un modello che prevede un corpino semplice ed una gonna arricciata: un tipico abito che ricorda la fase pre-adolescenziale. Su questi vestiti, atipicamente e originalmente utilizzati come supporto, sono stati dipinti ad olio due oggetti differenti ma compatibili. Elisa Zadi ha scelto questo periodo di vita, spesso tutt’altro che spensierato, come rappresentativo della formazione e della simbiosi fra sorelle, che tendono ad identificarsi l’una nell’altra (a questo si riconduce la scelta dello stesso modello del vestito), ma inevitabilmente diverse (la natura e la forma degli oggetti dipinti). Una matita e un temperino: due realtà, due cose appartenenti alla quotidianità delle bambine, oggetti distinti ma fra essi complementari, funzionali alla vita e al fare comune. In questa rappresentazione l’immagine dipinta sull’abito passa da stereotipo a icona dell’essere, che rimanda da una figura all’altra e viceversa. Oggetti indivisibili fra di essi, che appartengono all’immaginario collettivo e dipinti su un supporto tradizionale come la tela grezza. In questa circostanza, quest’ultima si fa emblema allusivo sotto forma di veste, sembiante della presenza umana, che si nega alla visione e per questo ancor più presente, potente nella sua essenza interiore, misteriosa e inviolabile.