FLORALIA
I Floralia, che diventano per Elisa Zadi pretesto per indagare la connessione fra la natura e la donna, erano giochi in onore di Flora, dea romana e italica, protettrice della fioritura, dei cereali, dei vigneti e degli alberi da frutto. Pretesto perché la visione dell’arte di Elisa Zadi e, forse, la sua stessa idea di mondo, appare, sì, panica ma certamente più estatica e contemplativa.
Una risemantizzazione contemporanea dell’idea di bellezza ficiniana o, meglio, botticelliana, filtrata attraverso l’Humanitas e individuata nel creato tutto, nella Madre Natura fatta di piante, fiori, animali, corpi femminili e maschili che stimola Amore in chi ad essa si approccia in maniera semplice e che stupisce. Chiaro quindi come risulti avere una base comune con la weltanschauung pagana ma che giunge ad un risultato più incantato evidenziato da una palette tenue e luminosissima.
FLORALIA
di Mariateresa Zagone
Estratto del testo di Mariateresa Zagone
“Andare verso la natura con onestà di cuore, non rifiutando niente, non scegliendo niente, non disprezzando niente, credendo a tutte le cose buone e giuste ed esultando sempre nella verità.”
(John Ruskin)
Avevamo iniziato questo breve testo indicando in Floralia il pretesto perché, in effetti, la visione dell’arte di Elisa e, forse, la sua stessa idea di mondo, appare, sì, panica ma certamente più estatica e contemplativa. Una risemantizzazione contemporanea dell’idea di bellezza ficiniana o, meglio, botticelliana, filtrata attraverso l’Humanitas e individuata nel creato tutto, nella Madre Natura fatta di piante, fiori, animali, corpi femminili e maschili che stimola Amore in chi ad essa si approccia in maniera semplice e che stupisce. Chiaro quindi come risulti avere una base comune con la weltanschauung pagana ma che giunge ad un risultato più incantato evidenziato da una palette tenue e luminosissima.
Risemantizzare nell’oggi un pensiero così raffinato vuol dire però spostare l’uomo ai margini, vuol dire percepire il limite, tutto contemporaneo, nel cogliere il manifestarsi miracoloso di tale e tanta bellezza. Come in quel Rinascimento di cui Elisa conserva parte del patrimonio genetico, la sua pittura è un percorso onesto e solitario verso la conoscenza di sé e del mondo, il perseguimento di una perfezione ideale che trascende la transitorietà e che la incanta ma che, al contempo, le sfugge. E’ un invito a mettersi in gioco, a riscoprirsi e a rigenerarsi, ma anche ad analizzare il tema dell’identità, fra apparenza e sostanza, nella mutevolezza del tempo e nella dinamica delle vicissitudini del mondo. Nelle sue opere, figure di donna (e di uomini) appena accennate si sovrappongono in trasparenze luminose a lilium e canne, a dragontee e magnolie giocate su palette zuccherose che alternano i caldi rosa ai toni freddi degli azzurri e che occupano tutto il campo visivo in un’esuberanza decorativa che sembra strizzare l’occhio ad alcuni interni vittoriani di derivazione Arts and Craft e che, come questi ultimi, sono sostenuti da un afflato etico che mette al centro la riconnessione con la Natura o con la poetica, contigua, dei preraffaellismo inglese che invita a guardare ad essa con sguardo limpido e a lasciarsi guidare.